Viaggiatori a Stromboli nel ‘700
“Appunti per servire alla storia di Stromboli” di Ettore Barnao
Nella prima metà del Settecento, la Sicilia era ancora una terra molto poco visitata, lontana e misteriosa per la maggior parte degli europei. Soltanto verso la seconda metà del secolo, numerosi viaggiatori raggiunsero la Sicilia e la fecero conoscere attraverso la pubblicazione dei loro resoconti di viaggio.
La traversata dal continente alla Sicilia nel Settecento era lunga e rischiosa(…)
I viaggiatori di quel tempo, quando si possono ritenere affidabili testimoni, sono preziose fonti di informazione, che ci aiutano a conoscere la storia di quest’isola. Nell’ultimo quarto di secolo, vengo nell’ordine, prima Houël, poi Dolomieu, e poi Spallanzani, per citare i più importanti. (“Appunti per servire alla storia di Stromboli” di Ettore Barnao)
“In quest'isola si coltiva cotone ed ogni specie di frutta; si produce solo in grano necessario al nutrimento degli abitanti. La popolazione va dai 1.200 ai 1.400 abitanti. Un parroco e alcuni preti fungono da magistrati e da pastori e adempiono al tempo stesso agli obblighi temporali e spirituali).
La pace, la solitudine, la lontananza da altri popoli e da ogni cattivo esempio fa si che gli abitanti continuino a vivere alieni da passioni che nascono dagli opposti interessi. Liberi dalle ambizioni e dalle ansie, questi buoni isolani vivono in una tranquillità deliziosa. Il riposo rappresenta la loro felicità in questa vita e le promesse della religione la loro speranza nell’altra. Escono da questo mondo come vi sono entrati. Senza aver nulla conosciuto.”
Lazzaro Spallanzani (1729-1799), famoso scienziato italiano del Settecento, venne alle Eolie nel 1788, sette anni dopo la venuta di Dolomieu. L’opera “Viaggi alle Due Sicilia e in alcune parti dell’Appennino, pubblicata nel 1792, è la più importante della sua vita di scienziato.
In essa, ampio spazio dedicato alla descrizione delle isole Eolie. (“Appunti per servire alla storia di Stromboli” di Ettore Barnao).
Tra le altre cose, ecco cosa riferisce riguardo a Stromboli:
Jean Houël (1735 - 1813), pittore paesaggista francese, fu apprezzato soprattutto per la sua monumentale opera in quattro volumi sulla Sicilia dal titolo “Voyage pittoresche dels Isles de Sicilia, de Malte et de Lipari”, pubblicata a Parigi nel 1782, che è un resoconto del suo viaggio nell’isola, iniziato nel 1776 e durato quattro anni.
Nell’estate del 1176 visitò le Eolie. Nel primo volume dell’opera si trova la loro descrizione corredata di dodici illustrazioni.
Infine, conclude la parte del suo libro dedicata a Stromboli con alcune generiche considerazioni sull’isola e i suoi abitanti:
“Qui (a Stromboli) l’inverno non è niente aspro, non gelando mai, e la neve che rade volte si lascia vedere, se cade un giorno, si squaglia nell’altro. La sua maggiore altezza è di due pollici, e si racconta come un fenomeno la caduta di un palmo di neve gli anni addietro il primo novembre. Non è però così della cima del Monte, su la quale fiocca più spesso, e talora rimane bianca per due settimane. Il che prova la sua non dispregevole sua elevatezza.
Il mare intorno a quest’isola infuria sovente, e il fatto che ora provo a descrivere mostrerà quanto alto si sollevino le adirate onde sue. Un miglio da terra sorge al nord-est un nudo amplissimo scoglio, denominato la Pietra di Stromboli, con punte aguzze su la cima, tutto d’un pezzo, e alla base dove tocca l’onde, ha il giro di un quarto di miglio, e la maggiore sua altezza è di piedi 300. Questo è un gran masso di lava […]. Osservano pertanto gli Stromboli che quando le burrasche sono straordinarie, giungono i marosi alla metà dell’altezza dello scoglio, ed alcuni di loro mi accertano di aver veduto per due fiate a’ loro giorni sormontato l’apice dello scoglio dall’onde tempestose. Essendo per lo più le procelle del mare una conseguenza di quelle dell’aria, agevolmente intendiamo come vi imperversano rabbiosissimi venti, qui ancora più furiosi che nel restante dell’Isole di Lipari; e i turbini che talvolta improvvisi insorgono, schiantano le piantagioni e sollevan dal mare le barche. Quindi per dar minor presa possibile alla violenza de’ venti, le case si fabbricano bassissime.
Il litorale non ha porto né foce dove con sicurezza ricoverare […]. I legni pertanto, che per le loro bisogne usano quegl’Isolani, sono feluche, le quali per la maggio leggerezza facilmente si tirano a terra, e con pari facilità si rimettono in mare.
Qui il pesce è abbondantissimo, e voluminoso, sopra tutto i gronghi e le murene; e nel breve mio soggiorno in quest’Isola ne ho veduto pigliar più, che durante tutto il tempo di mia permanenza nell’altre Eolie. E’ anche commendabile per la squisitezza del gusto […]. Tal pescagione non fa tuttavia alcun ramo di commercio, e serve soltanto di qualche alimento nell’Isola; meno anche pei terrazzani, che sogliono cibarsi di carni salate, che per Forestieri, i quali qui approdando non trovano altro gradito cibo che il pesce.
I vegetabili che allignano a Lipari Edison qui puree a un di presso con la medesima proporzione. La malvasia forma il maggior profitto per gli Stromboli, che nei barili la trasportano a Lipari, dove trovano facilmente lo smercio. Le viti per la passola, per la passolina, e per la malvasia esistono alla marina; quelle pel vino ordinario ai fianchi della montagna […].Le viti fanno una fascia dal nord all’est, e sono tutte piantate nella vulcanica arena.
Sotto la medesima guardatura di cielo sorgono da terra le fabbriche del’Isolani che sono una incomposta adunata di casupole e di pescherecci tugurj. La popolazione ascende a mille persone, le quali però da alcun tempo credendo di numero, cercano di amplificare il terreno lavorativo con la distruzione de’ boschi. Né temono punto il Vulcano. La contratta abitudine dei viventi Strombolesi e dei loro avoli di non aver mai veduto sgorgare dalla sua fornace torrenti di lave, come con indicibile danneggiamento sentono di tanto in tanto accadere all’Etna e al Vesuvio, fa che con occhio d’indifferenza e di sicurezza guardino i maggiori suoi incendj.
Il Brydone nel suo viaggio da Napoli in Sicilia, malgrado il grande suo desiderio di visitare questo nel suo genere unico Vulcano, non ardì sbarcare a Stromboli per temenza, dice egli, di non essere assalito da quegli abitanti, da lui creduti poco men che selvaggi. Per l’opposto il commendatore Dolomieu venne da loro cortesemente ricevuto. Tal gentile accoglienza toccò altresì a me e dal conversar con loro mi accorsi che l’Inglese Viaggiatore esser poteva meglio informato. Il carattere di quegli Isolani è quale si osserva in altri villaggi lontani dalle popolose città non commercianti con esse, voglio dire sono semplici, di cuor niente guasto, e siccome fornite di poche idee, sono contenti del poco che hanno. Il più lungo lor viaggio suol essere alla città di Lipari; e quantunque sia picciola, pure a petto del natio lor paese apparisce grandissima […].